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Autunno al Parco d'Abruzzo

Novembre 2012

Siamo affezionati al Parco nazionale d'Abruzzo che ogni volta, immancabilmente, ci regala emozioni indimenticabili. Nel parco vivono i lupi, i camosci appenninici, i cervi, l'orso bruno marsicano; la natura qui esprime con forza la sua essenza, anche attraverso i rigidi inverni come quello passato. E nel parco vivono persone, custodi di borghi piccoli e affascinanti, che accolgono con calore chi come noi passa la vita nel grigio cittadino, regalando con il loro sguardo limpido una sensazione di serenità che sembra essersi conservata intatta insieme all'ambiente circostante. 

In autunno i colori del Parco lasciano senza fiato. Basta incamminarsi su uno dei tanti sentieri per ammirarne lo splendore; il giallo e il rosso degli aceri e dei faggi si mescola al verde dei pini neri, lasciando spazio qua e là ai prati e alle radure verdi dell'ultima erba della stagione.

Svegliandosi all'alba poi il paesaggio si fa ancora più suggestivo, con il sole basso che colora le creste rocciose e si prepara a sciogliere la nebbia che copre il lago. Ma è camminando nel bosco che si fanno i migliori incontri, un po' di salita e una piccola dose di fortuna sono gli ingredienti essenziali per vedere gli animali un po' più da vicino. 

Camminiamo su un tappeto soffice e umido, tra i colori caldi delle foglie autunnali che ancora si attardano sulle chiome.

Un rumore dietro gli alberi, un movimento rapido tra i rami ed ecco che il primo protagonista della giornata esce allo scoperto: una stupenda volpe!

E' davvero un animale bellissimo, ci ammalia con i suoi occhi profondi e immobili che ricordano un po' quelli del gatto, con la pupilla verticale, e noi restiamo fermi ad osservarla. Dapprima intimorita, dopo pochi secondi capisce che non siamo un pericolo e, anzi, comincia a considerarci come un'opportunità... Il panino nei nostri zaini probabilmente lascia un profumo assai invitante. Resistiamo alla tentazione di offrirle del cibo per farla avvicinare, è un animale selvatico e non è un bene che impari a prendere cibo dagli uomini. Anche se potrebbe sembrare divertente entrare in contatto con lei sappiamo che alla lunga questi comportamenti non portano a nulla di buono. Ci limitiamo a fingere di lanciare qualcosa, un rametto, un sassolino, per scattarle una foto. Lei d'altronde capisce presto l'inganno e si allontana indispettita. La sua pelliccia è meravigliosa: soffice e calda, proprio quello che ci vuole per affrontare il freddo dell'inverno che si avvicina.

Proseguiamo lungo il sentiero che risale la Val di Rose e arriviamo a Passo Cavuto. Qui troviamo la seconda sorpresa della giornata, i camosci. Eravamo abbastanza sicuri di incontrarli visto che le balze rocciose di Passo Cavuto sono l'ideale per questi animali, ma non immaginavamo di poterci sedere su un prato nel bel mezzo di un intero branco!

Ci avviciniamo lentamente e in silenzio e ci sediamo a pochi metri da loro. Non sembrano affatto spaventati e, a dire il vero, non dimostrano il minimo interesse per noi. Restiamo affascinati da questo spettacolo; negli anni passati questa popolazione di camoscio appenninico non è riuscita a riprodursi, forse a causa di una malattia infettiva, mentre ora quattro piccoli nati a primavera pascolano proprio davanti a noi!

Quest'area montuosa è il cuore originario del Parco d'Abruzzo e prende il nome di Camosciara proprio da questi animali. In tutta l'area del parco vive una popolazione di circa seicento esemplari, monitorata in maniera costante dai ricercatori anche grazie all'utilizzo di radiocollari. Uno degli esemplari marcati sembra essere il maschio dominante del piccolo branco che abbiamo di fronte. Resta impettito e non perde occasione di dimostrare agli altri maschi del gruppo la sua supremazia.

Certo non è bello vedere un animale selvatico così elegante, libero e veloce sulle rupi più scoscese e impervie, "sporcato" con un collare e delle targhette di plastica alle orecchie. Ma una volta di più ci ricorda che gli ecosistemi sono delicati, soprattutto quelli d'alta quota.

Mentre discutiamo di questi argomenti ci accorgiamo che la volpe incontrata qualche ora prima ha deciso di seguirci. La vediamo sbucare sulla cresta alle nostre spalle, qualche metro sopra di noi, che ci osserva con interesse. L'attenzione ora è di nuovo su di lei, e lei se ne accorge. Stavolta non si avvicina e ci lancia uno sguardo altezzoso, quasi a voler dimostrare che non ha affatto bisogno di noi. Infatti si ferma vicino ad un cespuglio di ginepro, ci guarda un'ultima volta e poi spicca un salto improvviso, curvo e deciso come sanno fare le volpi quando cacciano, per battere il terreno con le zampe anteriori, pronta ad afferrare la sua preda, forse un'arvicola.

Riusciamo a fotografare l'azione, ennesimo regalo di questa giornata stupenda, e un sorriso ci si ferma sulle labbra, siamo veramente circondati dalla "natura": abbiamo imparato a non interferire e ci è stato permesso di partecipare da spettatori alla vita normale di altri esseri viventi.

L'arvicola è riuscita a scappare e la volpe, a bocca asciutta, si allontana mestamente...

Una coppia di aquile reali volteggia altissima nel cielo terso sopra di noi.