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Caggiano (SA)

Maggio 2011

A maggio scorso, girando in macchina, ho deciso di esplorare qualche posto nuovo e mi è capitato quasi per caso di fermarmi a Caggiano, un piccolo paesino della provincia di Salerno, al confine con la Basilicata. Più che il borgo in sè, mi interessava conoscere quella montagnola tondeggiante che avevo notato dall'autostrada, sormontata da un gruppetto isolato di alberi proprio in cima.

Non conoscevo i sentieri della zona, ma la vegetazione era bassa e così decido di salire a vista, senza pensare troppo al percorso e con la speranza di incontrare qualche buona occasione fotografica. In lontananza un gregge di pecore e capre sembra l'unico elemento vivo nei dintorni, ma la natura non si può giudicare da lontano e so che solo osservando con attenzione si incontrano le cose interessanti.

Infatti, dietro una vallecola, vedo involarsi un gruppetto di corvi che si allontanano rapidamente per poi posarsi su delle rocce poco lontano. Visto che non ero stato io la causa della loro fuga, decido di deviare sulla destra per scoprire cosa li avesse spaventati. Qualche minuto e sono sul posto dove, con un po' di sorpresa e un po' di rammarico per non aver usato più attenzione nell'avvicinarmi,

trovo quel che resta di una pecora, ormai ridotta letteralmente all'osso. In un attimo capisco di aver perso una grande occasione: il gruppo di corvi, intenti a spolpare la carcassa della pecora, era stato messo in fuga da una coppia di splendidi nibbi reali! (Milvus milvus)

I due rapaci, ovviamente, non mi danno il tempo di fare nemmeno uno scatto decente e vanno a posarsi in un albero lontano diverse centinaia di metri, osservando tutti i miei movimenti. 

Non mi resta che ritornare sui miei passi e cercare un posto riparato dove aspettare il loro ritorno. Mi allontano e mi fermo disteso dietro un grosso masso, coprendomi con la giacca mimetica. Non spero certo di passare inosservato agli occhi di un rapace come il nibbio,

ma conto sul fatto che, immobile e lontano come sono, non rappresento più un pericolo per loro. Infatti, molto prima di quanto mi aspettassi vedo ritornare uno dei due falchi.

Vola radente al suolo, risalendo il crinale dal lato opposto a dove sono sistemato io. Deve essere parecchio affamato per tornare così in fretta, oppure probabilmente non vuole vedersela con i tanti corvi che,

molto più imprudenti, si avvicinano di nuovo alla carcassa.

In effetti la pecora morta offre cibo per molti degli animali della zona, ai rapaci e agli spazzini come il nibbio e i corvi, fino agli opportunisti come le volpi e gli insetti necrofagi. Persino un giovane cane da pastore ne approfitta, sebbene il suo sguardo colpevole tradisca una certa infedeltà verso il suo compito.

Mi alzo per andare via e inaspettatamente uno dei due nibbi, che nel frattempo perlustravano la zona dall'alto, fa una brusca virata in discesa, passando proprio sopra di me. Ho la sensazione che sia venuto ad accertarsi che io stia andando via davvero. Il resto del gregge, nel frattempo, continua a pascolare nella zona, ricordandomi che tutto quel che è succeso fa parte del ciclo normale della vita.